Freddo. Inizi a sentirlo fin dalla primissima inquadratura, fissa su innumerevoli, infiniti granelli bianchi che piovono da una metà del cielo buio, mentre dall'altra parte la scena è cancellata dalla notte. Poi entra nei nostri occhi un bambino pallido, i capelli di un oro schiarito, gli occhi innocenti e sofferenti, e attorno a lui un orizzonte bianco, ovattato e rarefatto, la città e le tenebre inghiottite dal candore immobile e mai così inquietante della neve che, compatta, divora nel silenzio le strade e la natura. Silenzio, solitudine, malinconia: a trasmetterle con potenza basta un'immagine, e già il film ti trascina via con sé. Freddo, ancora, come se ti penetrasse nelle ossa, mentre segui la vita faticosa e sfregiata del dodicenne Oskar, vessato dai bulli della scuola e schiacciato da una perenne paura e da un altrettanto costante desiderio di rivalsa, fremito di vendetta e rancore, che altro non è che il risultato di troppa violenza. Il bullismo, che ti fissa negli occhi e poi ti agguanta. Impotenza, frustrazione; bisogno di proteggersi anche dalla cecità degli adulti, divisi fra la futilità delle chiacchiere, le ceneri di un passato di lotte politiche ormai disgregate dalla rassegnazione, e il tentativo di annegare il loro nulla nell'alcool. E l’incomprensione dei genitori, di una madre che quasi non vede e un padre che non vede lui, un padre in e con cui cerca inutilmente momenti di respiro. Ma ecco che, inaspettata e misteriosa, sopraggiunge nella soffocante e fredda vita di Oscar un'anima a lui affine, cangiante, sfuggente ed inquietante; Eli, nuova vicina di casa e sua (apparente) coetanea, una ragazzina che gli compare davanti all'improvviso, che non sfugge il suo sguardo, che rivela capacità fuori dal comune, e che, occhi negli occhi, gli si avvicina, si confida con lui, lo incita a ribellarsi, gli stringe la mano, gli dà fiducia. Eli è un'ombra anomala (e non anonima) come Oskar, ma Eli non è del tutto umana, Eli non è né maschio né femmina, Eli veste abiti troppo leggeri perchè il freddo non la carpisca, Eli va in giro a piedi nudi, vive con un vecchio che la asseconda e cerca di proteggerla, Eli a volte ha fame e una luce strana le illumina lo sguardo. Eli è un vampiro che vuole vivere, e per farlo deve uccidere; non ha scappatoie, non può trattenersi, la sua vita si fa lunga e buia sopravvivenza presa a morsi, imbrattata di sangue, che disprezza ma che rincorre. Non può entrare in una casa senza il permesso ma per Oskar lo fa rischiando la morte, non può mangiare altro che sangue ma per Oskar inghiotte una caramella. Oskar ed Eli si innamorano, e i loro abbracci, i loro sguardi, le loro dita che si sfiorano timidamente sono una scintilla di calore nel bel mezzo di un mondo scarno, gelido, solitario e spaventoso, che fa più paura di quanto potrebbe farne un vampiro assetato di sangue. Perchè l'intelligenza di questo horror è di non lasciarsi sedurre da quelle che sono, appunto, le convenzioni di un horror normale: le impennate di volume, i colpi di scena spinti fino all’inverosimile, e poi il sangue a fiotti, le urla disumane, i brandelli di carne. No, "Lasciami Entrare" evita volutamente tutti questi trabocchetti e colpi bassi allo spettatore/trice, lasciando fuori scena, appannate o sott'acqua, le immagini più crude, mostrando il tutore di Eli all'opera non come una creatura delle tenebre assassina e folle ma come un medico povero, mediocre e sfinito. E tutto questo perchè consapevole, che non è il mostro che spaventa davvero, che non è il sangue che ferisce e scombussola: chi è il mostro, la solitaria e gracile Eli o il bullo che tortura un bambino? Qual è la violenza più gratuita, quella del vampiro che da sempre ci terrorizza o quella di un ragazzino crudele e lasciato a sé stesso? E alla fine rimane un interrogativo, dopo un sorriso scambiato tra corpi dilaniati e i singhiozzi sordi dell'unico sopravvissuto, mentre la violenza sembra, in modo apparente ed inquietante, l'unica àncora. Rimane un interrogativo, nell’ultima inquadratura dentro un vagone vuoto e una fuga in cerca di salvezza. Che ne sarà di loro? "Lasciami entrare" ti fa provare l’orrore vero, che non è quello di un vampiro (il diverso che Oskar scopre simile, il 'cattivo' capace di salvarlo), bensì la violenza gratuita e insensata del bullismo, l’indifferenza e l’incomprensione degli adulti ormai schiacciati nel silenzio e nell’ebbrezza. E si distacca totalmente dai patinati e standardizzati VAMPiri hollywoodiani; ed è disturbante, turba ed inquieta, ti fa sentire il freddo e il dolore senza trucchetti sadici. E per questo non potrebbe essere migliore. Un gioiello,da amare e proteggere.